Vita standard di un venditore provvisorio di collant

A dir la verità il titolo racchiude una piccola imperfezione, perché in realtà trattasi di autoreggenti, ma mi sembrava suonasse molto meglio così.
Ed eccomi qua, comunque, in tutto il mio metro e ottantaquattro, forse cinque, con il mio bustino da Madame Bovary e, appunto, con le mie splendide autoreggenti bianche, lunghe un metro e coprenti come il catrame, lasciatemi in eredità dalla mia recente operazione, che prevedeva nel trattamento post-operatorio l'utilizzo per trenta giorni, e 24 ore su 24, di questa meraviglia della tecnologia tessile al fine di evitare, se accompagnate da trenta punture, il formarsi, nel mio giovane corpo di trentaduenne operato, di trombi e affini.
La prima battuta che si potrebbe fare è che per evitare i trombi qui non si tromba più, visto che con le autoreggenti e il bustino ricordo più La Fenech in versione infermiera maiala, che non uno squallido, ma comunque uomo, Villaggio che si riempie di profumo i mutandoni ascellari.
Ma non vuole esser questo il tema del post, anche perché farvi ridere con della facile ironia sulla mia attuale disperata condizione maschile mi sembra troppo facile, che vorrebbe invece raccontarvi la felicissima serata che ho vissuto lunedì.
Come tre quarti dei torinesi, io e la mia gentil consorte abbiamo deciso di andare per saldi nel loro primo giorno, e visto che dopo le sette a Torino non ci sono moltissime scelte, siamo andati nel più grande centro commerciale della città, le Gru, insieme ad almeno altre diecimila persone.
La mia condizione, che già non era delle più adatte all'occasione, è stata ulteriormente peggiorata dal doppio paio di calze (autoreggenti sotto, e calze nere sopra per nasconderle) e dal fatto che mi sono dimenticato la cintura.
Appena entrati, ovviamente aggiungerei, Patrizia ha deciso che fosse giusto separarsi e mi ha lasciato solo con tutti i miei problemi: i pantaloni mi cadevano in continuazione, le autoreggenti non si reggevano una mazza e mi scendevano fino al ginocchio (tra parentesi, perché si chiamano autoreggenti se non stanno su?), e in più faceva caldissimo e ho dovuto attorcigliare il giubbotto alla mia vita, peggiorando così il problema pantaloni. Ma, stupidamente, questo non mi ha impedito di perseguire il fine per cui ero lì, e così, sicuro come Mastella, mi sono recato nel primo negozio di scarpe che ho visto.
Ora…………già io porto il 45-46 e normalmente non è facile trovare le scarpe, ma se poi mi presento con due paia di calze spesse come Galeazzi, quali speranze potrò avere? E infatti, dopo essermi innamorato di un bel 45  rosso-marrone-silver, e aver provato a convincere il mio piede ad entrarci, mi sono dovuto arrendere e, vergognandomi di me stesso, mi sono tolto in silenzio e in un angolino la mia calza nera, nella speranza che nessuno notasse l'autoreggente di sotto. Cosa che ovviamente non è passata inosservata né al proprietario, né alla commessa e tanto meno agli altri clienti, che mi hanno guardato con un'aria alquanto stranita.
Guardando in cielo e fischiettando singing in the rain ho preso le scarpe, le ho pagate e sono uscito dal negozio, fra sorrisetti e bisbigli. Ma l'avventura evidentemente non mi aveva soddisfatto abbastanza, e sono andato in un altro negozio per comprare dei pantaloni. Cosa che effettivamente ho fatto bene a fare, perché la scena è stata molto più edificante della precedente.
Dopo averli scelti con cura (era rimasto solo un modello) sono entrato in camerino e mi sono tolto quelli che avevo addosso, e proprio mentre mi stavo tirando su con due mani le autoreggenti che erano ovviamente scese, una ragazza ha deciso di guardare se il camerino per caso fosse vuoto spalancando la tenda, che mi ha mostrato in questa penosa condizione, oltre che a lei, anche a quelle dieci-quindici persone che c'erano nel negozio……
E il bello è, che per quanto le persone fossero diecimila, nell'ora in cui poi sono stato ad aspettare che Patrizia finisse i suoi acquisti, quelle quindici persone le ho riviste tutte, più e più volte, ogni volta vicino a degli amici diversi, e ogni volta con un bel sorrisetto stampato sulla loro bella faccina……..di merda.
Per fortuna che, almeno le calze, da domani, saranno solo un simpatico ricordo.

Vita standard di un venditore provvisorio di collantultima modifica: 2005-01-09T13:03:27+01:00da
Reposta per primo quest’articolo